
Il Growth Hacking e la crescita del Business
Il Growth Hacking fa crescere il business e ha alla base un concetto preciso: sperimentare e analizzare le ipotesi nel più breve tempo possibile.
Il Growth Hacking utilizza una strategia data-driven, che presuppone una collaborazione tra reparti sia per lo scambio di informazioni che per l’implementazione di processi e soluzioni di crescita.
Growth Hacking: cos’è
Il growth hacking è una strategia di marketing per startups. Il termine growth hacking è stato coniato nel 2010 da Sean Ellis che ha aiutato numerose startup della Silicon Valley a crescere il numero dei loro utenti in modo esponenziale in pochissimo tempo.
Cosa differenzia una startup da un’azienda affermata e perché il marketing classico non funziona per una startup?
- Un’azienda affermata ha un prodotto definito, mentre una startup sta ancora affinando il suo prodotto per cercare quello che viene definito product/market fit (l’incastro perfetto tra il prodotto e il mercato)
- Un’azienda affermata sa chi sono i suoi clienti. Una startup ancora non ha identificato i suoi clienti ideali.
- Un’azienda affermata può permettersi di crescere un 5% all’anno, ed è considerato un buon risultato. Una startup deve crescere del 200% all’anno oppure è fuori dal mercato.
- Un’azienda affermata ha ampi budget di marketing, una startup solitamente non ha fondi o ha fondi molto limitati.
Ci avvaliamo della definizione di Raffaele Gaito, tra i massimi esponenti italiani di Growth Hacking, che lo definisce come “un processo di sperimentazione rapida sul prodotto e sui canali di marketing per trovare il modo più efficiente per far crescere un business”.
Nella definizione di Raffaele Gaito troviamo proprio le parole chiave del Growth Hacking: processo, sperimentazione, velocità, crescita, efficienza e collaborazione prodotto/marketing.
Cosa sono i prodotti che il Growth Hacking deve promuovere?
Solamente 50 anni fa i prodotti che le aziende producevano e vendevano erano solamente prodotti fisici: macchine, vestiti, detersivi, libri e così via. Oggi la maggior parte dei prodotti è virtuale. Sono programmi, ebook, applicazioni o siti web. E quelle competenze che servivano per promuovere prodotti fisici non sono più efficaci. Il tipo di prodotto condiziona anche la sua promozione. Internet ha creato un nuovo tipo di prodotti, e richiede un nuovo modo di pensare.
Cosa fa concretamente un growth hacker?
L’obiettivo del growth hacker è aumentare il traffico e le conversioni, per trasformare quanti più visitatori possibili in utenti.
Efficienza
Ottimizzare il processo ottenendo il massimo risultato con un minimo di scarto, spesa, risorse e tempo; questo non significa zero budget, ma budget allocato diversamente sui vari test paralleli (a differenza della grande campagna Marketing) con risultati rapidi e risorse limitate.
Collaborazione o meglio intersezione, il Growth Hacking scardina infatti la tradizionale indipendenza tra i reparti, in particolare marketing e sviluppo del prodotto, andando a creare un team pluri-funzionale per rendere i processi più fluidi, minimizzando interruzioni e perdite di informazioni.
Quando parliamo di crescita non ci riferiamo solo a soluzioni online, ma anche offline, il Growth hacking adotta infatti strategie spesso non convenzionali, che miscelano l’online advertising, i social network, i canali digitali nella loro totalità con attività offline, studiate e cucite su misura per il business che deve far crescere.
Strumenti di Growth Hacking
All’inizio dell’articolo abbiamo accennato quanto siano fondamentali i dati per il Growth Hacking, infatti esso si basa su un processo decisionale data-driven di test e validazione, ma come ci ricorda Raffaele Gaito, raccogliere dati e valutare quali siano più adatti all’azienda è un’attività per nulla banale. Se si vuole utilizzare veramente un approccio data-driven sarà necessario infatti superare tre step: sapere quali dati raccogliere, come interpretarli e quali decisioni prendere in base a essi.
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